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Il collezionista di ricordi di Elisa Crescenzi - recensione

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«Te lo ricordo io, Micol. Mi hai detto che non ci sarebbe mai stato un noi, che ero solo il vicino di casa con cui avevi fatto le tue prime esperienze, che, se anche fossi rimasto, non saremmo mai stati più di questo». 
 
Bart e Micol non sono mai stati due semplici vicini di casa e compagni di gioco da bambini, ma rendersene conto e vivere la prima infatuazione giovanile non li ha aiutati affatto.
Non quando la carriera da pianista di lui spingerà Micol a lasciarlo andare: la scelta costerà cara a entrambi, eppure lei sarà obbligata a prenderla.
Peccato che risentimento, odio, segreti e anni di distanza li porteranno a odiarsi o forse a desiderarsi ancora di più. Il ritorno di Bart a Firenze,infatti, stravolgerà nuovamente le loro vite e imbattersi l'uno nell'altro sarà inevitabile.

Ecco la trama del nuovo libro di Elisa Crescenzi, Il collezionista di ricordi.
 
 
Prezzo cartaceo 14,99€/ Prezzo eBook 2,99€ per un totale di circa 350 pagine.
BART E MICOL
 
Bart e Micol sono due anime ferite incapaci di dialogare. Dentro di lui scorre un'infinità di note musicali in grado di assecondare i suoi battiti, dentro di lei infiniti silenzi e lacrime che lasciano scivolare via forti emozioni.
Bart ha riempito la sua pelle di tatuaggi, un ricordo dietro l'altro, per affrontare la sofferenza di essere stato abbandonato da lei. Oltre a riversare tutte le sue emozioni, tra cui amore e odio, nella sua musica, lasciando scorrere le dita su tasti bianchi e neri.
 
Il problema ora è proprio questo, io non so più chi sono o come sono, o forse non l’ho mai saputo davvero. Mi sono divertito a brancolare nel buio, a ricoprire la pelle di ricordi per non essere più il ragazzino sprovveduto che sono stato un tempo, quello con troppo amore dentro e troppo poco fuori. Ho lasciato che il mio corpo si riempisse di dolore, e quando sono arrivato al culmine ho lasciato che tutto si rovesciasse al di fuori, fino a contaminare l’unica cosa che mi è sempre riuscita bene: la musica.
 
Micol, invece, ha incamerato il dolore per non dimenticarlo, trattenendolo dentro di sé come un monito: lei sa bene cosa può causare l'amore e la sua fine.
 
Il problema è che io non sono più la stessa di un tempo. Se Bart si è buttato sulla musica e sull’alcol per scacciare il dolore e dimenticarmi, io ho fatto tutto l’opposto. Ho fatto mio quel dolore, l’ho ingabbiato per ricordarmi cos’è in grado di fare l’amore, quanto è in grado di distruggere. Ho chiuso tutto dentro una scatola, senza lottare per rimuovere i ricordi, ho custodita gelosamente, fino a quando non hanno cominciato a sbiadire. Almeno finché lui non è tornato e ogni cosa è tornata vivida. 
 
TATUAGGI E NOTE MUSICALI
 
Per quanto Bart e Micol siano coprotagonisti di questa storia d'amore, interrotta e ripresa dopo anni, è lui a rappresentare l'asse intorno a cui ruotano le vicende.
La sua musica, i suoi tatuaggi, le sue delusioni e le sue perdite: sono questi gli elementi che costruiscono la trama de "Il collezionista di ricordi", motivo che determina anche il titolo del romanzo.
Completi gessati, maniche della camicia arrotolate, bottoni slacciati sul petto e una matita tra le labbra completano l'identikit di un uomo che all'esterno è molto più composto che dentro di sé e che nasconde dietro la ragnatela d'inchiostro sulla sua pelle.
 
Dopo il primo però, ho capito che mi piaceva tutto quello che l’inchiostro comportava: una collezione di ricordi incisa su ogni centimetro di epidermide, un qualcosa che neanche la morte può cancellare. 
 
La musica era la sua passione, finché diventa strumento per esprimersi e àncora di salvezza.
Micol ha infranto il suo cuore una volta ma ha continuato a vivere tra le note del pianoforte, lì dove per Bart era facile da afferrare.

Una parte di me dipende così tanto dalla musica da esserne ormai schiavo. L’altra  la  considera  la  sua  salvezza,  il  salvagente  che  mi  ha  tenuto  a  galla quando  ho  rischiato  di  affogare,  quando  mi  è  stato  presentato  il  conto  da pagare per una vita che, forse, non era destinata a me.

PSICOLOGIA "AVVERSA"
 
Micol è una psicologa, mestiere che di certo le viene in aiuto nel momento in cui prova a razionalizzare le sue emozioni. È la ragione per cui, contrariamente a Bart, riesce a dimostrare calma e lucidità, almeno esternamente.
Ma cosa accade se quest'utile strumento divenisse un'arma che la spinge a rimuginare continuamente su Bart e i sentimenti che ancora prova per lui?
 
 Ancora una volta mi trovo a ingoiare ogni cosa, ogni domanda, sentimento o emozione che lui è stato in grado di suscitare. Sapevo che questa cosa mi si sarebbe rivoltata contro a lungo andare, odio ammetterlo, ma credevo che sarebbe volato via da qui settimane fa, invece è rimasto e non riesco a fare a meno di chiedermi perché, ma soprattutto per quanto.
La parte difficile di questo lavoro è che ti ritrovi ad analizzarti con troppa frequenza, studi i tuoi stessi atteggiamenti e arrivi alla conclusione ancora prima di chi ti sta intorno. Dovrebbe essere positivo, invece è una cosa che ti si rivolta contro, ti porta a commettere errori di valutazione che possono costarti fin troppo cari.
 
LO STILE
 
Elisa Crescenzi non delude mai! Emozioni e alta tensione scorrono appassionate tra le pagine, capitolo dopo capitolo. I capitoli scorrono insieme a sofferenza, tristezza, amore e attrazione senza mai perdere ritmo.
 
Ecco perché se amate il romance non potete perdervi questo e gli altri romanzi dell'autrice!
A noi non resta che ringraziare Elisa per aver avuto fiducia e pazienza nei nostri confronti: anche questa volta siamo riuscite a leggere e recensire il tuo romanzo, nonostante i tempi lunghi!

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