Lisey è una vedova come tante altre, una donna che sta provando a superare il dolore per la morte del marito ancorandosi ai ricordi.
Ma questo tentativo la porta a scoprire un mondo, quello degli incubi di Scott, che squarcia il velo tra il reale e l'onirico. Affrontare entrambe le dimensioni non sarà affatto facile per lei.
Stiamo parlando del romanzo di Stephen King, La storia di Lisey, edito Sperling&Kupfer.
L'amore che salva
Il significato più immediato dell'opera di King è legato al rapporto tra i due coniugi, un rapporto fatto dei soliti alti e bassi ma pieni di tutto l'amore che dovrebbe esserci in un rapporto reale con l'altro.
L'amore di Lisey per Scott, tra l'altro, rappresenta anche l'ancora a cui tenersi legato per dimenticare un difficile passato e quei demoni che ancora sembra portarsi dentro.
«Ero in un posto scuro e tu mi hai trovato. Mi hai salvato.»
Il lessico "famigliare"
Come ci ha insegnato il noto romanzo della Ginzburg esiste un vero e proprio vocabolario per ciascuna famiglia: vivere per molto tempo insieme significa elaborare frasi, modi di dire e parole che derivano da esperienze vissute insieme a chi sta sotto lo stesso tetto.
Anche Lisey e Scott hanno un proprio lessico che è bene imparare per poter seguire bene i loro dialoghi nel corso della storia.
Per nessun motivo Lisey pensa: CISSICA: Cinghialo Se Sembra II CAso. Contemporaneamente sorride e dice: «Ha un arsenale di trucchi, questo è vero. Che stia bene o male. A lei quale ha fatto vedere?» E nel profondo sta forse ricordando la notte del primo bool, quando era andata in bagno semiaddormentata nel suo appartamento di Cleaves Mills dicendo: Scott, sbrigati?
Il dolore del lutto
King ha elaborato anche un romanzo che parla del lutto e di come affrontarlo non abbia regole né tempi prestabiliti. Non lo si può ridimensionare, né soffrire meno a comando, basta però saper trovare il modo di affrontarlo.
Lisey ci riesce e insegna ai suoi lettori a trovare il proprio modo.
ehi,
Lisey, sono a casa... tutto lo stesso? Zitta e chiudi gli occhi. Quella era la sua voce, ma era quasi quella di Scott, un'ottima
imitazione, così Lisey chiuse gli occhi e sentì le prime lacrime calde,
quasi confortanti, filtrare dallo schermo delle ciglia. C'erano molte
cose che non ti raccontavano della morte, aveva scoperto, e una delle
principali era quanto ci voleva perché le persone che più avevi amato
morissero anche nel tuo cuore. È un segreto, pensò, ed è giusto che lo
sia, perché altrimenti chi vorrebbe legarsi a qualcun altro sapendo in
anticipo quanto è difficile separarsene quando non c'è più? Una metafora dello scrittore
Sembra anche che lo strato più profondo dell'opera nasconda la metafora della scrittura: il processo creativo che King chiama la pozza della vita, la coppa dell'immaginazione che persone diverse vedono in versioni diverse.
Quel mondo in cui Scott si perdeva più e più volte e che la stessa Lisey sperimenta, per ricordare e al contempo dire addio al marito, è la dimora dell'immaginazione, ma anche un posto di attesa.
Entrare nella testa di King
Entrare per la prima volta nella testa di Stephen King con questo romanzo non è stato affatto semplice.
Non avevamo mai letto altro dell'autore e a primo impatto siamo rimaste spiazzate: l'immaginazione sfocia nell'onirico, la realtà in una metafora infinita di immaginazione creativa.
Non è stato facile seguire il filo conduttore della storia, ma di certo è stata una bella avventura che ci ha spinte a voler leggere di più dell'autore!
E non ci resta che ringraziare la casa editrice per questo.