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L'Afrique c'est chic - recensione

16:05

La complessità della storia di un Paese è qualcosa con cui bisogna fare i conti. Troppo spesso si fanno facili semplificazioni cercando subito di etichettare e dividere i buoni dai cattivi. C’è bisogno di artigiani della pace che sappiano comprendere, talvolta con una pazienza certosina, la complessità di un Paese, per sbrogliare quella matassa fatta di odi, divisioni e pregiudizi, che sono il terreno di coltura della guerra. Quella guerra che è sempre la madre di tutte le povertà, miserie, sofferenze e, da medico, direi anche di molte malattie.

Quanto vale essere nati dalla parte "giusta" del pianeta? In una società dove igiene, cibo e acqua, medicine e ospedali, computer e tecnologie varie non mancano mai? E quanto realmente poco riflettiamo su questo, preferendo lamentarci di ciò che non abbiamo e non possiamo fare?
Il diario di viaggio di un medico italiano tra le realtà più crude e sicuramente poco igieniche dell'Africa è di certo uno di quei libri che tutti dovrebbero avere, per aprire gli occhi.

Come questo di cui vi parliamo oggi, L'Afrique c'est chic. Diario di viaggio di un medico euro-africano, scritto da Michelangelo Bartolo ed edito da Infinito Edizioni.

Prezzo cartaceo 13€/ Prezzo Ebook 5,99€ per un totale di 176 pagine.
Questo diario è, a nostro parere, un libro dal duplice scopo: se da un lato descrive lo stato in cui versano le popolazioni del cosiddetto "terzo mondo" sottolineandone tutta la precarietà ma anche le ricche e belle tradizioni, dall'altro è un'esortazione a credere che tutti possiamo fare qualcosa per aiutare questa gente smettendo di lamentarsi, di sentirsi vittime e provare a tirarsi su le maniche.

È vero, non siamo tutti uguali, non siamo tutti capaci di diventare medici o di affrontare povertà e malattie che dominano quei paesi. Ma possiamo iniziare a rispettarli e questo sarebbe già un gran passo avanti per le nostre mentalità ottuse e incentrate sull'odio e sul razzismo.

Attraverso internet creiamo una breccia nei muri, costruiamo ponti, superiamo le frontiere, produciamo cultura, facciamo formazione e, perché no, salviamo anche qualche vita. È un incontro tra civiltà differenti e culture differenti che ci fa intuire come il mondo, nonostante le tante divisioni, abbia un destino comune. Non ci si salva da soli e tanto meno alzando muri, barriere e divisioni.

Proprio Internet e i Social, che tanto amiamo oggi, possono essere un modo per avvicinarci agli altri, per instaurare dei rapporti umani basati sulla condivisione delle rispettive diversità.
Il passo successivo, dal rispetto all'aiuto concreto, non sarebbe allora così difficile.
Ecco allora il grande insegnamento che ci lascia l'autore, che per primo vede la netta differenza della sua vita agiata rispetto a quella di coloro cui presta aiuto:

C’è bisogno di sognare, di sperare, di osare, di audacia. Un’audacia che non è prerogativa di chi è giovane, forte e aitante, ma è l’audacia del cuore che si trasforma in gesti e opere concrete. Un’audacia che si può trasmettere di cuore in cuore e che ci aiuta a non esaltarci per quello che si fa, ma ci fa sentire solo un tassello di un mosaico più grande.

Leggetelo! Leggetelo e aprite gli occhi di fronte ad una realtà che potrebbe davvero portare pace in noi e fuori di noi. Costruiamo ponti, non muri!
Grazie Infinito Edizioni per averci consentito di leggere questo libro.

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4 commenti

  1. Ok... Forse mi avete convinto. Quasi quasi me lo leggo anch'io...

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  2. In effetti ringrazio Dio ogni giorno per essere nata nel lato giusto del pianeta, anche se spesso giusto giusto non è

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  3. Da come ne parlate dev'essere davvero belle e riflessivo questo libro. Grazie del consiglio.

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  4. Dopo aver letto questo post, penso proprio che lo leggerò ^_^

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