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L'anello di HellCity. Rinascita - recensione

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Ed era la prima regola da rispettare. Ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, per il resto della vita. Ne era consapevolmente vittima. Si era lentamente accomodato a quella vita passiva che il sistema gli stava imponendo. Accettare passivamente e accontentarsi era diventato l’ordinario. Lo stato delle cose, il quotidiano. Sembrava che nessuno avesse la forza mentale di ribellarsi. 

Immaginate il nostro mondo andato in pezzi, la cui umanità è ridotta a pochi sopravvissuti adesso rinchiusi in una città fortezza, HellCity. Immaginate persone schiavizzate da un sistema apparentemente giusto e confortante, che concede però solo una vita da automi giorno dopo giorno. Jayson pian piano prende coscienza di tutto questo e rifiuta di dover sottostare a regole che non danno la possibilità di esprimere se stessi e le proprie emozioni.
Ma in un sistema costantemente sotto controllo, tramite telecamere e membri della sicurezza ovunque, sarà mai possibile trovare una via di fuga?

Ecco la trama del nuovo romanzo, parte di una serie, di Francesco Di Giulio, edito da Il seme bianco. Il titolo è L'anello di HellCity. Rinascita.

Prezzo cartaceo 13,90 per un totale di 140 pagine.

Si tratta di un romanzo distopico, il primo volume al termine del quale la storia resta in sospeso in attesa del secondo.
Sono poche pagine, è vero, ma intrise di tutti gli elementi che un distopico possa avere: si percepisce tutta la piattezza di una "vita non-vita" di persone costantemente controllate da microchip come macchine a cui fare eseguire i giusti comandi per far funzionare una fabbrica. La paura e il senso di soffocamento dato da questa condizione è percepito dallo stesso lettore, che affianca, dunque, Jayson nella sua idea di cambiare le cose, di capirne di più.

«Perché non sanno che è un incubo! Stanno privando questi cittadini di ogni gioia e la cosa terrificante è che loro non se ne rendono conto. I cambiamenti radicali e repentini vengono avvertiti
dalla popolazione ma la lenta e progressiva stretta della cinghia, viene percepita troppo tardi, quando ormai non ci si può più liberare».

Per brevi momenti si scorge anche l'altra faccia della medaglia, ovvero i capi del sistema dittatoriale che sta dietro a HellCity: loro creano problemi per spingere la popolazione a chiedere aiuto, fornendo poi delle soluzioni che consentono alla gente di credere nella correttezza e nella sicurezza data dai loro superiori.


«Ãˆ semplicissimo e funziona da sempre. Noi creiamo un Problema evidente, gli diamo risalto tramite i nostri canali di informazione, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, l’opinione pubblica inizia a essere stanca e chiede una Reazione da parte di chi li governa, e quindi è molto facile trovare una Soluzione che vada bene a noi e che avevamo già scelto di prendere, solo che anziché imporla è il popolo stesso che la chiede. E sarà entusiasta di averla».

HellCity è dunque una città infernale, come dice il suo stesso nome: la monotonia delle azioni quotidiane ricalca quella dei gironi infernali senza via d'uscita.


La libertà negata, alcune volte, conduce la mente umana all'abbandono della ragione. Lentamente nei cittadini di HellCity stavano spegnendo la fiamma del dubbio, il desiderio di scoperta, ne limitavano l’avventura, non c’era alcuna crescita. Agivano come automi, avevano perso la creatività, la voglia di porsi gli interrogativi più banali.




 


Che dire? Anche questa volta l'autore non ci ha deluso, pur avendo scelto un genere diverso dal suo primo romanzo. Il suo stile è scorrevole, ma con quel senso di oppressione che immette nella giusta atmosfera di lettura.
Consigliamo naturalmente una lettura simile solo a chi ama il genere perché ci rendiamo conto del fatto che il distopico possa risultare "pesante" per chi non lo apprezza.
Non ci resta, infine, che ringraziare lo scrittore per averci dato la possibilità di leggere e recensire il suo libro!

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