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"Il mattino dopo" di Marco Negrone e Giorgio Pulvirenti - recensione

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In definitiva, quattro convogli con mille ebrei ciascuno lasciavano la Francia per concludere il proprio viaggio presumibilmente nell'inferno di Auschwitz, ma la maggior parte di coloro che salivano su quei vagoni non conosceva la verità sulla loro ultima meta.

Quante volte abbiamo letto libri e guardato film sulla Seconda Guerra mondiale? Infinite forse, ma continuare a farlo forse è uno dei mezzi più efficaci per non dimenticare, per non seppellire quel passato che, purtroppo, ancora oggi ha tanto da insegnarci.
Eccoci qui allora per proporvi una lettura su questo argomento sebbene con delle caratteristiche proprie: c'è la paura della presenza tedesca in Francia, la deportazione degli Ebrei, i campi di concentramento, i lavori forzati. Poco cibo e nessuna considerazione, vite ridotte allo stremo per la ricerca della sopravvivenza. Un gruppo di Ebrei che diventano amici e alleati per le medesime condizioni avverse e che tentano la fuga con un piano poco più che suicida. Ma le loro sorti potrebbero cambiare, forse grazie all'amore e a un violino.

Il romanzo si intitola Il mattino dopo ed è stato scritto da Marco Negrone e Giorgio Pulvirenti.

Prezzo cartaceo 9,99€/ Prezzo Ebook 2,99€ per un totale di 287 pagine.

Il libro è costruito tramite l'espediente della metanarrazione, ovvero contiene un racconto nel racconto. La storia inizia con un ragazzino francese, di nome Justin, che in una notte di insonnia chiede al padre adottivo di raccontargli la storia dei suoi veri genitori. Una storia lunga che li terrà impegnati quasi certamente fino al mattino dopo.

Mia moglie glielo diceva sempre, ma stavolta era deciso a sapere, a conoscere la verità, e non credo ci sarebbe stata occasione migliore di quella notte, proprio quella, aspettando il mattino dopo.

Questo è il primo momento in cui si fa riferimento al titolo in un'accezione che riguarda la difficoltà e la complessità degli eventi da narrare. Ma successivamente lo si ritrova in un altro contesto, quello degli Ebrei di Auschwitz che si lasciano dominare dal sonno nell'attesa del giorno successivo. Si tratta di un'immagine di speranza perché per loro ogni giorno è guadagnato, l'indomani non è una garanzia.

Così cercammo di dormire per affrontare il mattino dopo.

I soprusi dei tedeschi sono ben raccontati in questo romanzo a cominciare dalle pretese di cibo dalle botteghe francesi e dall'arroganza e le mortificazioni nei confronti degli Ebrei, fino al maltrattamento e allo sfruttamento all'interno dei campi di concentramento. Quell'abito e quella stella che li contraddistingue è come un mirino stampato in fronte. Non potevano avere la certezza di quando il colpo sarebbe partito.

Venne il suo turno. Si tolse i vestiti e li consegnò all'addetto. [...] Vergogna, disagio, umiliazione, era ciò che provavano in quel momento. Ad ognuno vennero distribuiti logori panni, costituiti da specie di "pigiami" a strisce grigie scure e chiare o abiti riciclati con grandi toppe visibili, tolti con molta probabilità ai deportati prima di loro.

Avere un bersaglio tatuato addosso, come quel numeretto stampato su un braccio di ciascun Ebreo, non significava, però, semplicemente sopravvivere al duro lavoro e alle umiliazioni. La crudeltà umana ha raggiunto dei picchi davvero alti in quei campi, lo sappiamo tutti. Soprattutto a causa delle camere a gas, una pratica da far accapponare la pelle.

«Ormai è qui da mesi e non si è ancora abituato a quello che facciamo...» commentò il tedesco.
«Credo che non mi abituerò mai...» ribatté l'americano con tono schifato.
«Ci abituiamo a tutto. La guerra ci cambia, amico mio» aggiunse Marius.
«Guerra? Questa non è una guerra! Questo è un orrore! Uno sterminio! La guerra si combatte ad armi pari...  [...] Un giorno dovremo rendere conto alla storia, Oberführer! Se lo ricordi!»

Ma il disprezzo dei nazisti verso i non ariani ha comunque avuto un limite, o meglio c'era qualcosa che poteva per un momento mettere a tacere quel loro rigetto e sfruttare gli Ebrei per qualcosa di più nobile. Stiamo parlando della musica. I generali e le loro donne amavano allietare i loro banchetti lussuosi ed esclusivi con i musicisti, scelti tra i deportati che avevano una qualche competenza.
Tra questi uno dei personaggi principali, Alexander, abile con il violino nonostante il suo modesto lavoro da fornaio. Essere allontanato da Auschwitz per qualche ora e poter tornare a strimpellare era quasi motivo di gioia, nonché una certezza che non sarebbe stato ucciso finché fosse servito a quella causa.
Peccato che, a fine giornata, non poteva evitare il ritorno al campo, alla sua vera vita.
Questo evento sarà fondamentale per il proseguimento della storia e per la causa condivisa da molti di salvarsi e fuggire da lì. Ma non possiamo rivelarvi di più altrimenti leggere il resto della storia non avrebbe alcun senso.

Aggiungiamo però che la scrittura è molto scorrevole, mai pesante al di là della cruda e orrida realtà che viene descritta. Lo consigliamo agli amanti del genere storico, ma anche a chi vuole leggere una pagina del nostro passato per aprire ancora gli occhi!
Ringraziamo, dunque, gli autori per averci fornito una copia ebook del loro romanzo consentendoci di leggerlo e dire la nostra.

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3 commenti

  1. Un romanzo da brividi, già dalla trama. Credo che lo leggerò.

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  2. Libro interessante... Quest'anno ne ho letti diversi sul tema, a cominciare da quello della Segre scritto a quattro mani con Mentana. Una storia che vi consiglio, sebbene non sia una storia vera ma solo di ispirazione, è "La ragazza della neve" ^_^

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  3. Il periodo storico mi interessa, così come la trama che sembra avvincente!

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