Il suo volto non le diceva nulla, era come un'ombra.
Lei era senza radici.
Adeline ha sempre sentito di non essere felice, non senza un passato né una famiglia che le avesse dato delle radici. Ha un lavoro che le piace ma non vede altro al di fuori di quello. Finché un'anziana donna di nome Miranda si presenta agli archivi del comune di Nizza, lì dove lei lavora: la donna sta cercando un figlio che credeva morto alla nascita, Adeline ha tutta l'intenzione di aiutarla.
Dare delle radici a un bambino strappato alla madre da piccolo, potrà , però, bastare a risanare la sua ferita?
Scoprilo nell'ultimo romanzo di Cristina Caboni, La ragazza senza radici, edito Garzanti.
Miranda
«Sto cercando mio figlio» disse piano la sconosciuta. «Credevo fosse morto alla nascita, sa? Così almeno mi avevano detto...» Scosse la testa. «Io però l'ho visto.»
«Come dice?»
«Era lì, davanti a me! Mi hanno mentito.»
Miranda è una delle figure che affianca la protagonista, mettendo in moto i fatti e la ricerca della verità , una verità nascostale per tanto tempo. Al momento del parto il bambino le è stato portato via, facendole credere che fosse morto. Si può fare un torto più grave a una madre?
Adesso che ha scoperto la verità ed è certa di aver visto il volto di suo figlio in Francia (somigliava moltissimo all'uomo che sarebbe dovuto essere il padre), vuole trovarlo a tutti costi. La burocrazia e le fonti ormai perdure con il tempo, però, sembrano non essere dalla sua parte. Ad eccezione di Adeline...
Adeline
Aveva tante cose, ma nemmeno un briciolo di gioia.
La sua era un'esistenza vuota, monotona, grigia. [...]
Ripensò a quelle che fino a poco prima erano certezze. Il lavoro. Le piaceva la storia, l'amava.
Certo, perché non ne possiedi una tu e ti illudi che appropriandoti di quella degli altri il tuo gelo interiore scompaia.
Adeline, la protagonista del romanzo, continua a lottare con se stessa per il desiderio irrefrenabile di conoscere la propria storia. Eppure ogni piccolo indizio sembra sempre un buco nell'acqua.
Per questa ragione è diventata un'appassionata di genealogia ed è pronta ad aiutare una donna, la cui storia sembra molto simile alla sua: ritrovare quel bambino, ormai adulto, è per lei una sfida troppo forte, troppo "personale" per lasciar perdere nonostante le richieste di Damien.
Lui, l'assistente sociale che l'ha aiutata ad andare avanti e a curare le sue ferite, ha paura che insinuandosi a fondo nella storia di qualcun altro possa restare ferita ancora una volta.
Questo Adeline lo sa bene, ma spera che aiutare qualcun altro possa almeno risvegliarla da quel torpore in cui è ricaduta da anni. Ma ci si può aggrappare alla storia di qualcun altro per riempire il vuoto della propria?
Un vino che viene dal mare
"Tutto quello che viene curato con amore ha un sapore diverso"
Un vitigno di oltre duemila anni, un vino affinato dalle onde del mare, un prodotto preparato con passione, ecco cosa risveglia inizialmente Adeline dal torpore. Miranda le ha fatto dono di una bottiglia da lei stessa prodotta in Italia contentente un vino che pare abbia avuto il potere di destarla all'improvviso. Adeline immagina di aver sentito qualcosa nel liquido che ha bagnato le sue labbra quel giorno in ufficio, di aver avuto una chiara immagine della sua vita attuale e di non averla apprezzata. È quasi come se quel vino, creato con amore, le abbia dato lo sprone giusto per ripartire, ricostruire, cominciare da capo. Anche se questo inizio lo ha trovato in Miranda e nella sua ricerca, poco a poco si renderà conto di quanto contino per lei le persone che le sono state accanto da sempre.
Storie di famiglia
La storia annoiava tutti, finché a un tratto la consapevolezza di esserne protagonisti tramite un ascendente offriva una nuova prospettiva. Allora si scatenava un interesse che non aveva precedenti, che si nutriva di orgoglio e di speranza.
A noi la Storia ha sempre affascinato, ma è proprio vero che quando si tratta di fatti e persone più vicine a noi le cose diventano ancora più interessanti. Dal nostro punto di vista ci riteniamo più che fortunate perché siamo in grado di risalire indietro nel tempo, alle radici della nostra famiglia, fino al Cinquecento e possediamo un testo che racconta la storia di famiglia e ne conserva i nomi.
Ma la cosa più bella, per noi, restano sempre i racconti: pensiamo a quei racconti dei nonni, racconti di persone sconosciute di cui poco a poco abbiamo imparato a riconoscere i nomi, di anni in cui non esistevamo e il mondo girava a una diversa velocità , e poi ancora racconti di viaggi, di scherzi, di momenti di famiglia che porteremo sempre nel nostro bagaglio familiare.
Lo stile
Ancora una volta Cristina Caboni ci accompagna, tenendoci per mano, in una storia ricca di dolcezza, amore, sogni e lentezza, ma anche dolore, malinconia e mancanze con quella sua prosa avvolgente che tiene compagnia e fa riflettere al contempo.
Un romanzo da assaporare poco a poco, con un calice di vino in mano e silenzio intorno. Così le parole scorreranno via piacevolmente.
Non ci resta che ringraziare l'autrice e la casa editrice che ci hanno fatto dono di questo bel romanzo. Grazie Cristina, grazie per l'albero genealogico allegato: purtroppo non è abbastanza grande per risalire fino al Cinquecento, ma lo è di certo per tutte le persone che ci hanno rese le donne che siamo oggi!
Non ci resta che ringraziare l'autrice e la casa editrice che ci hanno fatto dono di questo bel romanzo. Grazie Cristina, grazie per l'albero genealogico allegato: purtroppo non è abbastanza grande per risalire fino al Cinquecento, ma lo è di certo per tutte le persone che ci hanno rese le donne che siamo oggi!
Se hai voglia di leggere altro dell'autrice, ecco la lista dei suoi romanzi (di alcuni trovi anche le nostre recensioni qui sul blog):
Il sentiero dei profumi
La custode del miele e delle api
Il giardino dei fiori segreti
La rilegatrice di storie perdute
La stanza della tessitrice
Il profumo sa chi sei
La ragazza dei colori
Alla prossima lettura!
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