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L'inverno della lepre nera di Angela Tognolini (Bompiani editore) - recensione

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Conosceva tutte le leggende del bosco, quelle sulle anguane che fanno stregonerie e vivono nei laghi, quelle sulla vecchia Reduoia che grida e scuote le catene nella notte dell’Epifania, e la mia preferita, quella sulla Lepre Nera, magica creatura che porta il cambio di stagione sulla terra correndo intorno alla montagna a ogni solstizio.
 
Come si fa, a soli nove anni, ad accettare di cambiare vita per un po' senza alcuna spiegazione?
È quello che succede a Nadia, trascinata dalla madre Rosa fino alla baita dello zio Tome, sulle montagne. Riesce a portare con sé soltanto qualche vestito e la sua personale raccolta di ricerche sugli animali: Nadia ama gli animali, ama studiarne le caratteristiche e i comportamenti.
Ma perché sono andate fin lassù? Cosa ha spinto la sua quasi anaffettiva madre ad abbandonare tutto e tornare lì dov'è nata?
 
Un libro che è una ricerca di sé, un riappropriarsi delle proprie emozioni e un imparare a scoprire cos'è l'amore, ecco L'inverno della lepre nera di Angela Tognolini edito da Bompiani
 
Prezzo cartaceo 18€/ Prezzo eBook 11,99€ per un totale di circa 320 pagine.
Nadia 
 
Dentro quel mondo di versi e canti e piume e peli e zanne c’erano un ordine e un conforto che fuori Nadia non riusciva a trovare.
 
A soli nove anni è una bambina che ha percepito la violenza di un padre per lo più assente, l'assenza di affetto di una madre, viceversa, sempre presente e la capacità di stare da sola dedicandosi a un altro mondo: il mondo animale. 
Quando la madre le impone di andare via di casa senza nulla con sé perché il viaggio non permette loro di avere ulteriori "pesi", la piccola Nadia sceglie di portare in spalle il peso della sua passione, unico rifugio della sua giovane vita.
Se pensiamo ai bambini oggi e a cosa sceglierebbero di portare con sé, forse ci immaginiremmo il computer, un tablet o il telefono. 
Nadia no, Nadia sceglie il suo tomo sugli animali. Sceglie un mondo che non l'ha mai delusa, non come la madre.

Rosa 

Nella mia esperienza invece chi era innamorato desiderava possedere, soffocava l’altra persona nella forza di un sentimento che richiedeva completa obbedienza.
 
Rosa è sempre stata una donna diversa dalle altre: sin da bambina si dedicava ai lavori da uomini come i suoi fratelli, pur non essendo esentata da quelli femminili. Inoltre era stata da sempre un'ottima studentessa con grandi prospettive per il futuro: andare a studiare all'università era, però, un altro passo verso la "diversità". Nessuno in famiglia aveva lasciato la montagna per andare a studiare.
Come avrebbe potuto pensare di dire, allora, alla propria famiglia di aver avuto una bambina da una relazione malsana senza essere additata come "diversa" ancora una volta? 
Rosa non aveva conosciuto l'amore in famiglia, non nel senso dell'affetto profondo, dei baci e degli abbracci, ma fu l'amore per Valentino a darle una visione completamente distorta del sentimento:
 
 Invece non c’era nulla di naturale nella collera di Valentino, nelle parole che mi riversavano addosso il vomito di una mitraglia, nelle mani che si aprivano e si chiudevano nel vuoto come avessero vita propria, nei suoi piedi che lanciavano agli oggetti calci goffi ma pieni di una stomachevole minaccia. Guardavo i libri rotolare in giro perdendo le pagine e pensavo che nella sua testa quei calci erano per me, per la mia schiena, la mia pancia, la mia testa. Non sapevo come reagire e non reagii. Rimasi soltanto lì, inerme e muta, piena di terrore. 
 
La lepre nera 
 
“[...] è una lepre magica.” [...]
“Ma come sarebbe che fa cambiare le stagioni?”
“Le fa cambiare, è il suo mestiere. La Lepre Nera corre intorno a questi monti e non si ferma mai. La notte dorme in un buco, la mattina viene fuori e ricomincia a correre. [...]”
 
La leggenda della Lepre nera (inventata dall'autrice) che Rosa e lo zio Tome raccontano a Nadia diventa titolo e motivo di riflessione per entrambe le protagoniste: la lepre è uno spirito libro, energico e inarrestabile, nonché solitario e inafferrabile. Il suo ruolo è quello di garantire il susseguirsi delle stagioni per tornare sempre alla Primavera.
Secondo noi la lepre è quasi l'alter ego, lo spirito guida, il simbolo della stessa Rosa che, nonostante adesso abbia perso la forza di un tempo, trovandosi nel suo Inverno più buio, cerca in ogni modo la sua Primavera. E solo lasciandosi la città (ovvero il passato) alle spalle potrà davvero rinascere e trovare l'autentica capacità di amare dentro di sé.  
 
“Com’ero prima?” [...]
“Com’ero, Nadia?” chiese di nuovo sua madre.
Nadia fece un respiro e si lanciò sul ghiaccio: “Morta.”
 
Lo stile
 
Angela Tognolini ci regala delle pagine scritte in uno stile ora lento e descrittivo, quasi intimo e raccolto nella riflessione, ora duro e incalzante, tavolta frenetico e ricco di ansie e paure: l'uno la vita (ritrovata) in montagna, l'altra la non-vita lasciata alle spalle in città.
Per rendere ancora più evidente questa duplicità l'autrice si affida alla narrazione in terza persona per descrivere, riflettere, raccontare con calma e farci "sentire la montagna" con tutti i sensi, per poi cedere alla prima persona affidandosi al punto di vista di Rosa per visualizzare il suo passato in città: si percepisce a pieno il dolore, l'angoscia, il senso di impotenza e la difficoltà di andare avanti accettando di sopravvivere in uno stato di passività che un tempo non le apparteneva.
 
Ecco tutto il potere delle parole e della loro costruzione, ecco il potere della bella narrazione.
 
Adesso non ci resta che ringraziare la casa editrice, Bompiani, per averci fatto dono di una copia in collaborazione di modo che potessimo dirvi la nostra a proposito. Ma vorremmo anche ringraziare l'autrice per la forza delle sue parole.
 
Alla prossima lettura! 

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