Immagina di trovarti tra le mani un manoscritto di un noto personaggio della Storia, un manoscritto che è quasi un diario personale che traccia vicende ancora più dettagliate di quelle già conosciute ai più.
È quello che accade alla professoressa Fusselmann quando si trova a esaminare un testo scritto direttamente da Matilde di Canossa. Le batte forte il cuore, le manca il respiro. Cosa potrà mai rivelarle la diretta interessata di eventi che hanno fatto la storia dell'Italia in pieno Medioevo?
Tra intrighi politici, amori impossibili e ambizioni sfrenate la storia di una delle donne più intraprendenti della Storia diventa protagonista del romanzo di Cinzia Giorgio, Io sono la Contessa, edito da Newton Compton Editori.
L'espediente della Fusselmann
La professoressa è un personaggio inventato, una studiosa esperta in grado di decifrare le pagine scritte da Matilde. Niente di diverso dal manoscritto di manzoniana memoria che conferisce antichità ai Promessi Sposi, anche se qui l'ambientazione nel passato medievale era d'obbligo.
La signora di Canossa
Non a caso Matilde fu una delle donne più potenti della storia: era una delle maggiori feudatarie dell'epoca grazie alle proprietà ereditate dal padre e dal fratello e quelle acquisite con il primo matrimonio con Goffredo di Lorena.
Si dice fosse anche una donna determinata e irremovibile. Si allontanò, ad esempio, dalla terre del marito senza cedere alle richieste di farvi ritorno e rimanendo con la madre nella sua Canossa (separazione impensabile in pieno Medioevo).
Proprio quest'ultima, infatti, fu per tutta la vita della donna il suo luogo sicuro, nonché la terra degli avi da difendere con tutte le forze.
Matilde giurò a sé stessa che mai nessuno si sarebbe impadronito della sua rocca, l'avrebbe difesa e governata a costo della vita. il suo volto era una maschera di fiera compostezza.
Ora era lei la signora di Canossa.
Una donna in un mondo di uomini
"Ci hanno insegnato a subire le decisioni maschili, ci hanno detto come comportarci, cosa dire e soprattutto cosa non dire, solo perché in fondo hanno paura di noi, perché non sanno gestire le loro emozioni davanti a noi, perché sono schiavi del loro istinto e non sopportano la potente vitalità di una creatura all'apparenza fragile, ma che può dare la vita" pensò Matilde.
Matilde si trova ad affrontare uno dei periodi più difficili del Medioevo in relazione al rapporto tra Papato e Impero, stiamo parlando della "lotta delle investiture". Enrico IV non voleva cedere al Papa il diritto d’investitura dei Vescovi presso il proprio impero, così arrivò la scomunica. Fu proprio la mediazione di Matilde a muovere le pedine e a portare avanti il confronto/scontro, dapprima con la resa apparente di Enrico e poi con una guerra che si protasse per anni. Di questa Matilde in persona prese parte, bloccando l'avanzata delle truppe imperiali presso i suoi domini e dimostrando di avere la stessa tenacia di un uomo divenendo un ostacolo duro da superare.
Una donna passionale
Matilde emerge anche come una donna fortemente passionale, una donna che sa quel che vuole e sa come ottenerlo. Non ha mai amato i due mariti che è stata costretta a sposare ma ha dimostrato di sapersi dare a un uomo totalmente.
Proprio la Giorgio ci racconta alcune relazioni che avrebbero destato scandalo se fossero emerse alla luce del sole come quella con il cugino, l'imperatore Enrico IV.
«Quando ti ho vista, nella tua armatura, con i capelli biondi mossi dal vento, sapevo che dovevo averti per non impazzire. Allo stesso tempo, sapevo che non avrei mai dovuto permettere che succedesse senza che lo volessi anche tu, e mi sono stupito io stesso di questi pensieri. Quando voglio qualcosa me la prendo, senza chiedere il permesso. Ma anche tu sei così, e allora io per la prima volta mi sono ritrovato a volere che fossimo entrambi a decidere. Così ho parlato con te per non toccarti, in ogni stanza di questo tuo castello, ho fatto qualsiasi cosa per impedirmi di possederti».
«Baciami», gli ordinò Matilde, arrendendosi a una guerra che in fondo era persa in partenza. «Sono così stanca di combattere», si lasciò sfuggire.
Lo stile
Per quanto possa sembrare un libro di storia, fidatevi non lo è. Certamente possiamo definirlo un romanzo storico, dove la Storia si intreccia con l'invenzione narrativa che conferisce alla note vicende della figura realmente esistita emozioni umane e reali: leggere di un uomo o una donna davvero esistiti su un libro scolastico potrebbe non farci alcun effetto, tra le parole della Giorgio, invece, troviamo esseri umani, una storia piena e sofferta, e ancora emozioni, lacrime, lotte e pensieri che ce li rendono più vicini a noi. Studiare la Storia così è, secondo noi, stupendo!
E poi le parole della scrittrice volano via senza pesare mai, scorrono piacevolmente sotto gli occhi del lettore incalzando sempre più la lettura per raggiungere il finale.
Cinzia Giorgio ci ha, in questo modo, restituito l'immagine di una donna vera, evidenziando il ruolo importante nella storia del nostro paese senza relegarla alla misera paginetta del testo scolastico.
Non ci resta che ringraziare l'autrice per averci accompagnato tra queste belle pagine e la casa editrice per la copia omaggio in collaborazione.
Alla prossima lettura!
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