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La biblioteca dei fisici scomparsi di Barbara Bellomo (Garzanti editore) - recensione

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C'era un tempo in cui in quella via di Roma, la via Panisperna, si respirava un'aria diversa: tra vecchi volumi e laboratori di fisica alcuni giovani promettenti davano vita alla modernità. Tra loro Amaldi, Segrè, Fermi e... Majorana.
Per la giovane Ida era tutto nuovo ma affascinante, lei sapeva che tra quelle mura si stava scrivendo la Storia eppure la sua avrebbe presto intrapreso un'altra via.
Diversi anni dopo, tornare a quei momenti felici è l'unico appiglio di gioia in una vita infelice. E se rivangare il passato la portasse alla verità sulla scomparsa di Ettore Majorana? 


Ecco La biblioteca dei fisici scomparsi di Barbara Bellomo, edito da Garzanti.
  
 
Prezzo cartaceo 16,90€/ Prezzo eBook 9,99€ per un totale di circa 240 pagine. 

Chi è Ida?
 
«La lavagna, il gesso, la cattedra, l’odore della carta, il profumo dell’inchiostro. Pensavo sarebbe stato questo il mio mondo. Credo che sarei stata una brava professoressa, perché mi riempie di gioia fare conoscere i libri e sono sicura che non esiste nessuno che, se sollecitato, possa non amare la lettura.»
 
Ida era una donna che sogna un futuro diverso da quello che la società voleva imporle: avrebbe dovuto essere una moglie, una madre e un'ottima governante della casa. Ma Ida nei suoi sogni vedeva libri, poesie, scaffali e tanta cultura. Lo Stato italiano le ha impedito di diventare un'insegnante, ma perché non cogliere al volo l'oppurtunità di diventare bibliotecaria in un istituto di fisica? D'accordo, lei di fisica non ne capiva nulla, ma di libri sì che ne capiva. Eccome.
 
Era stato quello il periodo più bello della sua vita. Era iniziato tutto per  caso nel lontano 1927, quando a Roma, contro la volontà del padre, la  perplessità della madre e lo scetticismo del fratello aveva trovato lavoro,  dopo gli studi classici, come bibliotecaria nell’istituto di fisica di via Panisperna. Mentre la sua amica Dora, come tutte le sue coetanee, sognava  di vivere fra le mura domestiche, lei era attorniata da geni e da futuri Nobel e a sua insaputa aveva assistito alla fissione nucleare. Questo a distanza di anni la riempie ancora di orgoglio.
 
Quella biblioteca per lei aveva significato tanto: era il luogo in cui riusciva a svicolare dal tetto paterno (duro e meschino), era un'oasi di sapere a cui lei desiderava attingere anche se non si trattava di letteratura, era un respiro di modernità che non esisteva al di fuori di quelle mura (c'era anche una donna tra i fisici nucleari!), era lì che aveva incontrato l'amore della sua vita.
Eppure oggi (negli anni Cinquanta) Ida è una donna che ha perso ogni cosa: il lavoro che amava, i sogni e l'ardore per portarli avanti ma soprattutto quel grande amore giunto a lei come un fulmine...

L'amore secondo Ida

«[...] Ida, ti presento Alberto Guarneri. Mio collega dei tempi di ingegneria. Forse te ne ho già parlato».
Lei tende la mano e stringe quella del nuovo venuto. Ammaliata.
I loro occhi si incontrano e si trattengono gli uni negli altri per qualche secondo di troppo, come anche le loro mani.
Come ferro e calamita.
«Onorato di conoscerla.»

Conoscere Alberto era stato il momento migliore della sua vita. Era rimasta incantata al primo sguardo e lui, a quanto pare, aveva fatto altrettanto. Ma la loro relazione non poteva essere più complicata: il padre di Ida le aveva già trovato un buon partito, qualcuno che aveva un vero lavoro importante (un chirurgo, naturalmente!) e che potesse trarla via da quel sogno infantile di lavorare pensando piuttosto a ciò che era suo dovere fare, mettere su famiglia.
Raffaele non era un cattivo ragazzo, le piaceva davvero. Ma non era il marito che avrebbe scelto per se stessa, eppure aveva dovuto accontentarsi di quella pallida idea di amore e abbandonare ogni suo sogno.
Adesso Ida e Raffaele vivono sotto lo stesso tetto coniugale, ma non potrebbero essere più distanti l'uno dall'altra.
 
Ida ed Ettore

«Ma perché ti sei tolto la vita?»
La domanda ritorna ossessiva senza darle tregua e il dolore diventa tangibile. I ricordi riaffiorano dal pozzo della memoria e la riportano di nuovo nell'istituto di fisica, quando i professori venivano a cercarlo nell'aula studio per mostrargli dei calcoli e lui veloce correggeva le formule, quasi fosse un gioco, per poi tornare a chiudersi nel suo mondo, pieno di silenzi. 

La notizia della scomparsa di Ettore Majorana fu per Ida un fulmine a ciel sereno, così come la supposizione che si fosse tolto la vita. 
A Roma, i due avevano instaurato un bel legame: Ettore le dava nuovi spunti per le sue letture e ogni tanto si soffermava a parlare con lei. Erano amici, per quanto si potesse essere amici di un uomo introverso come Ettore.
Ida prova nel corso degli anni a trovare una ragione per il suo gesto e si ritrova a credere che possa ancora essere vivo. Così inizia a seguire le sue tracce, una dopo l'altra, scoprendo sempre qualcosa in più e sentendosi sempre più vicina alla verità. E chissà, magari trovando Ettore ritroverà anche il suo Alberto...
 
Lo stile
 
Lo stile della Bellomo è sempre scorrevole, puntuale nella ricostruzione storica ed elegante nella narrazione. In questo romanzo si passa dalla fine degli anni Venti agli anni Cinquanta, periodo travagliato ma intenso della nostra storia. I suoi libri sono, proprio per questa ragione, un viaggio nel passato attraverso diversi periodi storici che, pagina dopo pagina, ci consentono di accrescere il nostro bagaglio culturale. A piccole dosi, mai pesanti.
 
Dunque grazie sempre Barbara per le storie di cui ci fai dono. Aspettiamo la prossima!


Della stessa autrice abbiamo letto e recensito:
 
La trilogia dell'archeologa siciliana, Isabella De Clio:
 
Stand-Alone
 
Qui trovate, invece, il racconto del primo incontro letterario nel quale abbiamo avuto il piacere di conoscere l'autrice.
Alla prossima lettura!
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