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La casa del carrubo di Barbara Bellomo (Salani Editore) - recensione

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Studiare storia significa da sempre imparare nozioni, quali luoghi, date ed eventi, che hanno caratterizzato la storia dell'uomo. Spesso, però, questo si riduce alla Grande Storia, quella fatta da nomi e volti ormai noti, quella combattuta da grandi generali e imperatori. Eppure esistono una miriade di piccole storie all'interno di essa, che aspettano solo di essere raccontate.
Barbara Bellomo è riuscita a farlo nel suo nuovo romanzo La casa del carrubo, edito Salani Editore.
Si tratta della storia di due famiglie, vissute nei tremendi anni Quaranta del secolo scorso, anni segnati dalla Seconda Guerra Mondiale. 
E così all'ombra dei grandi politici e degli uomini d'azione, i membri della famiglia Floridia e quelli della famiglia Villalba si fanno spazio per raccontare episodi di vita di chi viveva in una Sicilia che di lì a poco sarebbe diventata teatro delle tattiche militari dei potenti, teatro dello sbarco in Sicilia.
 
 
Prezzo cartaceo 16,90€/ Prezzo eBook 4,99€ per un totale di circa 310 pagine. 

Due famiglie unite dalla guerra
 
I Floridia e i Villalba si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto: i primi vengono ospitati dai secondi dopo essere fuggiti da Catania. La città è ormai vittima dei bombardamenti e non più vivibile, ecco perché Vittorio Floridia chiede rifugio all'amico che vive nella campagna di Acate (a Ragusa), in un luogo che prende il nome dal grosso albero che vi troneggia, la casa del carrubo.
Vittorio manda per prima la sua famiglia per metterla in salvo e poi tentare di recuperare il possibile da casa propria, lì dove è racchiusa tutta la sua vita.

«Io vi raggiungo fra qualche giorno. Il tempo di recuperare le nostre cose. Abbiamo lottato una vita per la casa di via Plebiscito. Devo tornare li. Salvare tutto e spedirlo con un carro in campagna, ad Acate. Don Luigi ha una casa grande. Nelle sue lettere scrive sempre che li c'è tanto posto. Temo che a breve il nostro appartamento sarà preso d'assalto dagli sciacalli. Lo svaligeranno. I miei libri, il grammofono, i mobili, le stoviglie...»
 
Quando la guerra bussa alla tua porta...
 
Siamo tutti sempre dispiaciuti quando, in qualche parte del mondo, scoppia un nuovo conflitto. Nessuno vorrebbe sentirne di notizie così, eppure finché sono distanti da noi sono "accettabili".
Solo quando ad essere minacciati sono la nostra casa e i nostri affetti ci rendiamo conto di cosa significhi avere paura, temere di perdere tutto, anche la vita.

È strano vivere in guerra, considera. Se ne parla tanto, ma fino a quando non bussa alla tua porta sembra sempre meno cattiva di quel che è. Sono anni che i Floridia vivono con le tessere annonarie, tra i morsi della fame, con la speranza che tutto finisca e che la vita possa riprendere come prima, ma anche con la rassegnazione che quella è la prova che la Storia ha riservato loro. [...] Dopo quasi quattro anni dall'inizio del conflitto che ha coinvolto quasi tutto il mondo l'attacco è arrivato lì, in una giornata di vita normale e ha colpito donne e bambini, senza distinzione. Il 'fronte' è entrato a casa. Nella sua casa.
 
... diventa reale.
 
La Bellomo è davvero straordinaria nel descrivere immagini crude e verosimili, sensazioni e paure provate da chi affronta una situazione del genere. Insomma è in grado di restituirci uno spaccato di storia come se lo vedessimo comparire di fronte i nostri occhi come un film.
Quando, da studentesse universitarie di Archeologia, abbiamo studiato l'anfiteatro di Catania, abbiamo letto della sua funzione di rifugio dai bombardamenti durante la guerra. Eppure "viverlo" con gli occhi del professore Floridia ha tutto un altro effetto.
 
Quando arriva alla piazza, lascia alle sue spalle la chiesa di San Biagio. Poi si ferma. È colpito dalla scena che appare davanti ai suoi occhi: centinaia di sfollati, sporchi, feriti, scalzi, si strattonano e si spingono per entrare nell'anfiteatro romano al centro della piazza. Uomini e donne tengono in mano coperte, secchi, galline, forme di formaggio e valigie. Sono disgraziati rimasti senza casa che cercano un rifugio provvisorio nelle gallerie dell'antica costruzione di età imperiale, in parte ricoperta dall'eruzione vulcanica della fine del Seicento.
 
 
Non solo bombardamenti e violenza
 
Sulle pagine dei libri di storia si legge anche di spionaggio e di leva obbligatoria, ma abbiamo idea di cosa abbia significato per quelle persone che si sono trovate a dover consegnare un messaggio di impotanza vitale, che se fosse finito nelle mani sbagliate avrebbe cambiato le sorti del conflitto? E riusciamo a immaginare cosa abbia provato un ragazzo costretto ad abbandonare i propri cari per andare a combattere per una guerra che non aveva mai voluto?
Ecco leggere questo libro significa avere la possibilità di immedesimarsi un po' di più, cercare di comprendere quanto dolore è stato affrontato e quanto possiamo fare oggi per evitare che succeda ancora.
 
Dobbiamo molto alla penna sapiente della Bellomo, perché è grazie al suo stile elegante, scorrevole e puntuale che immergersi nella lettura e diventare parte della storia è davvero semplice.
Dunque non ci resta che ringraziarla doppiamente, per la copia regalataci personalmente e per il viaggio in un tempo non troppo lontano da noi che ci ha permesso di vivere, riflettendo su quanto oggi possiamo ritenerci davvero fortunati. Grazie!
 
Della stessa autrice abbiamo letto e recensito:
 
 
 
Qui trovate, invece, il racconto del primo incontro letterario nel quale abbiamo avuto il piacere di conoscere l'autrice.

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