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Luci del sud di Nina George (Sperling & Kupfer Editore) - recensione

17:08

Sono gli anni Cinquanta e in un paesino sperduto di Provenza una neonata incontra l'Amore.
L'Amore sì, colui che toccando gli esseri umani infonde loro un sentimento che li spinge a cercare quell'anima che possa riconoscere il suo "punto luce", la sua "luce del Sud".
Marie-Jeanne proverà a capire, una volta cresciuta, cosa siano queste luci e, soprattutto, perché lei sembra esserne priva.
Nel frattempo sarà impegnata in una nobilissima causa: aiutare il padre Francis a mettere il moto la sua biblioteca ambulante, il Bibibus.
 
La storia narrata in Luci del Sud, romanzo di Nina George, edito da Sperling & Kupfer, è uno spin-off del romanzo della stessa autrice, Una piccola libreria a Parigi. Potete leggerlo anche da solo, ma vale la pena leggere anche il precedente. Si tratta di una delle primissime recensioni qui sul blog, quanta strada abbiamo fatto da allora! 
 
Prezzo cartaceo 16,90€/ Prezzo eBook 9,99€ per un totale di circa 270 pagine.

 Marie-Jeanne e le Luci del Sud
 
Marie-Jeanne è l'unica ad aver visto Amore ed essere riuscita a toccarlo. Da quel momento vede nelle persone dei filamenti luminosi che si sprigionano da punti diversi, ma non capisce di che si tratta. Sa per certo, però, di non averne uno proprio.
Sembra che da essi nasca l'amore, o meglio che sia il punto del corpo umano in cui questo sentimento concentri tutta la sua potenza.

Osservò quei puntini con i filamenti sfavillanti, e comprese che quella era la luce che dalla bocca, dalle spalle, dall'alluce, dai capelli, dal quarto bottone della camicia, si metteva in cammino, per cercare la persona a cui era destinata. All'alba, quei filamenti avrebbero fatto ritorno, riavvolgendosi li, sotto il cuore. Lì, dove faceva male anche a lei, perché vi sentiva come uno spazio vuoto. Che colmava con il dolore di chi in quel momento stava cercando. 

Luci del Sud. 
Così li avrebbe chiamati, quei segnali morse del desiderio, e il legame che quel desiderio aveva da sempre con il suo sconosciuto destinatario, se solo lo avesse potuto trovare, o almeno avesse saputo dove cercarlo! 
 
Un narratore d'eccezione
 
Ebbene sì, chi racconta è l'Amore. Una voce che permea tutto il libro come un vero e proprio personaggio, partecipe di tutto ciò che la sua presenza provoca tra gli essere umani.
Lui sfiora ciascuno di essi in punti che diverranno il punto di maggiore ricettività di questo sentimento potente che unisce due anime. 
Una trovata originale e fortemente evocativa!

Mentre nelle notti di San Lorenzo piovevano stelle, io mi aggiravo tra quei ragazzi e ragazze [...] con il favore del buio, passando per quei luoghi, sfiorai quelle anime che diventavano corpi, le sfiorai su una spalla, una bocca, una mano: i punti in cui quei corpi per il resto della vita avrebbero percepito l'amore con maggiore intensità. Per questo, le persone camminano mano nella mano, si abbracciano e si cercano con la bocca. Proprio così. 
 
L'olivo, custode di saggezza

Altro personaggio d'eccezione: l'ulivo di ottocento anni che conosce bene le valli circostanti e gli esseri umani che vivono lì. Ovvero coloro che vanno da lui a chiedere consiglio come fosse un anziano saggio di paese che conosce la risposta giusta a ciascuna domanda. Anche in questo caso l'impatto evocativo di questa scelta dell'autrice è davvero forte e straordinario!

Le brezze, le tempeste, i venti, le scintille di un temporale, anch'essi portano all'olivo i profumi di valli e case lontane, e con lo sguardo silenzioso della sua anima antica egli vede quelle valli, annusa i salotti e le stanze e i fienili e come gli uomini vivono, mangiano e respirano nel sonno. Sente nella brezza il calore e la forma degli animali; sente l'odore del latte e del formaggio, delle erbe secche; ascolta preghiere e voci, parole d'amore e desideri taciuti: è quest'aria eloquente a rivelargli tutto questo, a riferirgli i sentimenti degli uomini e le storie che si raccontano l'un l'altro. 
 
Il Bibibus, la biblioteca ambulante di Marie-Jeanne e il padre
 
Il progetto di Francis e di Marie-Jeanne è molto ambizioso per un paesino che vede i libri come un pericolo: i figli maschi non avranno il tempo di lavorare se leggeranno, per non parlare delle ragazze che non verranno più prese in considerazione dagli uomini. Chi vuole una donna che legge come moglie e madre dei propri figli se poi avrà la testa impegnata nella lettura?
Idee antiche e superate? Affatto purtroppo. La George mette in luce nel suo romanzo superstizioni e pregiudizi che non sono affatto perdute. Quanto dilagano ancora l'analfabetismo e/o idee retrograde sul ruolo della donna nella famiglia...
 
L'orgoglio e la paura degli uomini verso i libri. 
Li nutriva anche Francis. I libri però... Era convinto che in essi fosse celato il mondo nella sua interezza. Tutto il mondo. E lo voleva portare lì, in quella zona e, desiderando essere sincero e riflettendo un po' più a lungo, quel mondo voleva portarlo soprattutto a Marie-Jeanne.
 
I libri, invece, rappresentano per Francis un luogo in cui potersi rifugiare, in cui sottrarsi alla propria voce nella testa. [...] Sì. I libri erano territori. Rifugi. Luoghi di pace. 
 
Insomma un libro straordinario, potente come pochi letti di recente e che lascia un senso di serenità e di riflessione davvero enormi.
Vi consigliamo di leggerlo, non è né melenso né troppo filosofico né il tipico romance.
È una bella avventura, dovete viverla!

Non ci resta che ringraziare la casa editrice per averci dato l'opportunità di leggere il libro e dire la nostra!

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