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Una domenica, mamma... di Vanessa Navicelli - recensione

15:36

Vorrei lasciarmi cadere a terra e restare così, immobile, sotto il cielo, a galleggiare nel nulla. E magari, ogni tanto, piangere. Per vedere se con le lacrime se ne va via anche il dolore.
Da quando ho lasciato casa, ho visto e fatto più di quello che avrei voluto. Ãˆ questa la guerra: un di più di orrore in cui ti trovi immerso fino a poterci soffocare. 

Quanti uomini e donne che hanno visto la guerra avranno avuto lo stesso pensiero di Andrea, che, stanco, scrive un'ultima lettera alla madre. È così che ha inizio il secondo romanzo di Vanessa Navicelli, Una domenica, mamma..., il secondo volume della Saga della Serenella.
Una famiglia separata e poi distrutta dalla guerra per ideali non condivisi, per ragioni inesistenti.
Emma, la madre di Andrea, rivive immagini di un passato sereno che ormai non ritornerà, prima di trovare il modo di diventare parte attiva della Resistenza diventando una staffetta.
Il pericolo è sempre in agguato ma la forza di una madre può contrastare ogni cosa!

Prezzo cartaceo 13,99€/ Prezzo Ebook 3,99 per un totale di 340 pagine circa.

Il primo volume, Il pane sotto la neve, riguarda la stessa famiglia a partire dall'infanzia di Emma. I protagonisti in quel caso sono per lo più i suoi genitori. Ma non mancano specifici riferimenti a lei e alla sorella Rosa, le cui vite adulte sono più chiare in questo secondo romanzo. Quando abbiamo recensito il primo romanzo della Saga abbiamo scritto queste parole:

Si tratta di un romanzo che è un inno alla vita, all'amore familiare e alle cose semplici che fanno bene al cuore.
Si tratta di un romanzo che racconta di radici lontane e storie passate che ormai abbiamo quasi dimenticato: il piacere di stare tutti insieme, a raccontarsi delle storie mentre si sorseggia il vino, passando il fiasco da una mano all'altra, magari dopo il lavoro sfiancante dei campi. (Per chi l'avesse persa trova la recensione completa qui.)

Di fatto il secondo libro non si discosta da questi intenti anche se la prospettiva risulta leggermente differente. Qui troviamo una donna incapace di reagire alla morte del figlio per una guerra e dei principi che non ha mai condiviso, motivo per cui pensare al suicidio non è un'idea tanto lontana dalla sua mente.

"Da quando ho saputo della morte di Andrea - quasi un anno fa - tutte le volte che mi addormento, quando poi mi risveglio, piango. Oggi è la prima volta che non mi succede. Credo sia per il lungo viaggio che mi ha fatto fare il suo calmante. Di solito non è così. Appena sveglia, per un attimo, non ricordo cos'è successo. Per un attimo sto bene. Poi mi ripiomba addosso tutto. Ed è peggio di prima. Sarebbe meglio non addormentarsi mai. O dormire per sempre."

Quasi per caso poi si ritroverà a badare ad una bambina ebrea sopravvissuta alla deportazione di massa e a fare da staffetta per le brigate nascoste sulle colline. E la sorpresa, e forse lo sgomento, dei volti che vedrà lassù la spingeranno ulteriormente a fare la sua parte.

"Ma è una banda di ragazzini! Che scherzo è questo? Non può essere una brigata da combattimento. Dovrebbero stare a scuola! Avranno al massimo..."
"...al massimo diciotto anni"

Sono solo dei ragazzini! Dovrebbero stare a scuola! E invece no, perché la guerra ruba l'innocenza a chiunque e la maturazione arriva in un istante in tali circostanze. Emma si impegnerà, quindi, a dare loro viveri e abiti ma anche un barlume di normalità e famiglia perché non perdano del tutto la serenità dell'adolescenza.

Una risata che arriva all'improvviso e prende alla sprovvista anche lei.
La prima vera risata dopo la morte di Andrea. [...]
"Per un attimo mi sono sentita bene, mi sono sentita leggera. Per un attimo non ho pensato a mio figlio. Non ho pensato a mio figlio, capisci?"
"Guarda che è sicuramente opera di Andrea."
"..."
"Da Lassù. Sarà stanco di vederti così triste. Non pensi che anche a lui faccia piacere sapere che sua madre è felice, ogni tanto? Chissà quanto c'ha lavorato su per arrivare alla risata di stasera. Probabilmente gli mancava sentirti ridere. tu gli rendi le cose troppo difficili: quando vi rivedrete, in Paradiso, dovrai sorbirti un bel po' di lamentele!"


Ben presto, però, Emma si renderà conto che non è davvero lei ad aiutare gli altri, sono loro che le stanno dando un motivo per vivere e onorare la memoria di suo figlio. Così ingaggerà anche altre mamme che riusciranno in imprese incredibili con la sola volontà di tenere al sicuro i ragazzi.

"Lo sai quant'è profonda la forza di una madre? [...] E la forza di una madre a cui hanno strappato il figlio, quando decide di reagire, si moltiplica. Certo, puoi anche restare chiusa in casa, come ho fatto io per quasi un anno. Ma se vuoi onorare tuo figlio...combatti per lui!"

Possiamo allora parlare di un romanzo che è un inno all'amore di una madre per i propri figli, un inno alla famiglia, un inno alla vita e alla forza di volontà che ciascuno di noi possiede.
Leggerlo non vi sarà noioso né pesante in alcun momento. Forse a tratti triste e malinconico, ma sarcasmo e ironia alleggeriranno il peso della violenza e della morte.
Non ci resta che ringraziare la scrittrice che ancora una volta ci ha dato fiducia regalandoci il suo testo per dire la nostra!

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