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Un momento fa, forse di Giovanni Ardemagni (Pegasus Edition) - recensione

15:25

Mi sento come se fossi stato gettato dalla forza delle onde su di una spiaggia deserta sulla quale non ci sono pescatori che rientrano col pescato del giorno e con orgoglio e con un grande sorriso parte ne offrono alla famiglia e parte la vendono direttamente al piccolo porto. Con cosa tornerò oggi da mia moglie? Con cosa? [...] Devo ripartire subito. Ma da dove? Cosa farò da grande? Ho cinquantasei anni, accidenti. 
E cinquantasei anni da noi significa rottamazione. 

Una storia quanto mai attuale, una situazione quanto mai critica e destabilizzante. Giovani che non trovano lavoro e persone adulte licenziate per dare spazio a.. a chi?
Marcel e G hanno appena ricevuto la notizia del licenziamento. Hanno passato i cinquanta anni. Che faranno adesso? Chi li assumerebbe alla loro età?
Tante domande, altrettanto senso di sconforto.
E se poi questa "rottamazione" portasse a conseguenze peggiori?

Ecco la storia di Giovanni Ardemagni, Un momento fa, forse, edita da Pegasus Edition.

Prezzo cartaceo 13€ per un totale di 140 pagine circa.
Si tratta di un libro incentrato su due tematiche: la fragilità umana di fronte alle situazioni peggiori e la necessità di vivere la vita, giorno dopo giorno, come se non ci fosse un domani certo.
Marcel è un uomo solitario, dedito al lavoro non per necessità né per obbligo ma come scelta di vita.
Il lavoro è la sua vita. Venirne privato è la peggiore delle brutte sorprese che la vita poteva dargli.

«Per me il mio lavoro è come un faro. Amo il mio lavoro. Mi fa sentire parte di questo mondo. Sono debitore al lavoro. Nessuno può toccarmelo, nessuno può togliermelo. Io faccio quello che mi dicono di fare. Sempre. Quindi so che non lo perderò mai. Non potrei perdere una mia certezza. Il mio mestiere non è solamente il privato agire per ricavare guadagno, è la pubblica dichiarazione del mio ruolo, della mia scelta di vita, il mio modo di concorrere con il mio io in questa vita, e mi crea l’illusione di essere indispensabile per qualcuno, fermo restando che sono consapevole di dover essere innanzitutto indispensabile a me stesso. Se perdessi il lavoro… non so, non so. Avrei paura».

Prima di ricevere la batosta, i due protagonisti si concedono un'intera giornata di spensieratezza, girovagando per le strade e le bancarelle, gustando del buon cibo e sperimentando un momento di follia guidando a occhi chiusi. Insomma vivono una giornata che è un chiaro invito a ciascuno di noi ad appendere al chiodo le nostre vite frenetiche qualche volta: per vivere dei momenti irripetibili, per vivere davvero.

Un orologio senza lancette ti fa vivere il presente perché nella parola “futuro” non vi è verità. Ecco io la penso così

Quindi è un racconto che parte dalla realtà ed è fortemente radicato in essa, ma ad un certo punto volge anche verso una narrazione un po' più astratta come di un sogno, per introdurre una riflessione necessaria alla comprensione del resto del libro.
In generale i toni utilizzati dallo scrittore non cedono mai alla disperazione nonostante gli eventi drammatici. Anzi il protagonista, G, tramite il cui punto di vista si segue la storia, sorprende attraverso un linguaggio a volte più ironico. Insomma per noi si tratta di una lettura su un argomento impegnato e impegnativo, ma presentato nel modo più delicato possibile perché ciascun lettore si sente in grado di comprenderlo e di rifletterci su.

Non ci resta che ringraziare Luca Terlizzi per la proposta di collaborazione e per la copia fornitaci, nonché l'autore e la casa editrice. Grazie per averci permesso di dire la nostra!

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3 commenti

  1. Io ne ho 47 e a volte mi sento proprio come il protagonista del libro e sarebbe bello vivere il presente senza pensieri ma con l'incertezza del futuro non è sempre possibile

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  2. Da quel che scrivete sembra una lettura molto interessante, sicuramente mi ci dedicherò sotto l'ombrellone

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  3. Questa lettura sembra davvero interessante mi piace molto la trama

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