Quante volte nella vita ci si sente persi e soli. Quante volte si sente il bisogno di chiudersi in se stessi evitando qualsiasi contatto con il mondo. Quante volte si perde ogni forza o volontà per convincersi che nonostante tutto bisogna andare avanti.
E' questo lo stato d'animo che il protagonista del romanzo, Una piccola libreria a Parigi, di Nina George porta con sé o meglio trascina dentro di sé.
Si chiama Jean Perdu ed è un cinquantenne privo di forze, di aspettative, di speranze, insomma un uomo "perduto" come dice il suo stesso cognome. E' un uomo che ha speso tutta la sua giovinezza nell'amore per una donna, Manon, donandole tutto sé stesso e ricevendo in cambio l'abbandono e una lettera mai aperta. Ha dissipato così gli anni più floridi della sua vita nella certezza di non potersi più riprendere, ma forse solo per paura che la ferita non si rimarginasse mai e che addirittura altre si aprissero.
<<La paura cambia il corpo come uno scultore incapace trasforma una pietra perfetta.>> [...] <<Solo che la paura scolpisce dall'interno e nessuno vede quanti frammenti e strati ti toglie. Diventi più sottile e instabile fino a quando la minima emozione ti fa crollare. Un abbraccio, e pensi di essere a pezzi, perso>>
Come può un uomo di quell'età sentirsi già sconfitto da una vita che in fondo non ha vissuto per trent'anni? Come può continuare a sopravvivere? Solo attraverso i libri. Ecco che Jean Perdu si improvvisa libraio, ristrutturando una chiatta <<con una pancia cascante, una cambusa, due cuccette, un bagno e ottomila libri.>> Ed è così che la sua esistenza è strettamente legata a un "piccolo mondo nel mondo" dove la sua vita diventa la vita di migliaia di personaggi nascosti tra i libri, dai quali trae avventure che ormai non riesce più a trovare nella realtà .
In fondo Perdu si nutre anche delle storie dei suoi clienti, interpretando il ruolo di medico di anime: questo deriva dall'idea che un libro possa essere davvero la cura a dei mali che la medicina non può curare (da qui la sua chiatta prenderà il nome di Farmacia letteraria).
E' una falsità [...] che i librai si occupino di libri. Si occupano delle persone.
<<Legga questo. Tre pagine, ogni mattina, a letto, prima di colazione. Deve essere la prima cosa che fa entrare dentro di sé. Fra un paio di settimane non si sentirà più così ferito>>
Grazie a questo suo ruolo la lettura assume un aspetto fondamentale nella lettura del romanzo, dove ogni problema umano e interiore può trovare sfogo e sollievo tra le pagine di un libro. E allora come può un uomo capace di vedere così in profondità gli altri, a tal punto di "curarli", a non trovare un rimedio per sé stesso?
Evidentemente non riesce a guardare dentro di sé o forse lo fa nel modo sbagliato.
Poi la svolta: come sempre si tratta di una donna, che lo convince a leggere finalmente quella lettera tralasciata per anni. Ed è così che si accorge di aver sbagliato tutto, di aver sottovalutato le particolarità della vita etichettando tutto come già visto. Ed è aprendo gli occhi che prende l'incauta decisione di abbandonare tutto e tutti, per affrontare un'avventura.
Recide i legami con la terraferma e parte sulla sua chiatta solcando le Senna alla ricerca della sua donna, Manon, nonostante sia venuto a conoscenza della sua morte. E dunque di che ricerca si tratta? Una ricerca di perdono per sé stesso.
Nel viaggio porterà con sé uno scrittore in erba, il giovane Max Jordan, che a causa della fama ottenuta cerca rifugio lontano da occhi indiscreti. Ed è in poco tempo che entra nel cuore di Jean, il quale lo tratterà in fondo come un figlio, fino a quando riuscirà a trovare la sua strada scoprendo la sua reale attitudine. E nella traghettata tanti saranno gli incontri che porteranno il libraio a ritrovare antiche passioni, come il tango argentino, che da un lato riportano alla mente dolorosi pensieri, ma dall'altro gli permettono di sentirsi vivo di nuovo.
Il suo viaggio è sin dall'inizio un viaggio interiore, un viaggio dell'anima che ha bisogno di riscoprire se stessa e rinascere: dopo essersi inabissato in un oblio senza soluzione la sua vita riprende proprio in un cimitero, apparentemente in modo contraddittorio, ma è proprio quando Jean si confronta con la morte che può finalmente liberarsi del peso della sua coscienza sporca:
[...] bisogna veder i morti, cremarli e dopo avere deposto le loro ceneri cominciare a raccontare la loro storia. <<Se non parli dei morti, loro non ti lasceranno in pace.>>
E allo stesso tempo ciò non significa che bisogna dimenticare il passato e con esso chi ci ha donato amore incondizionato, perché è soprattutto ciò che è stato a costituire ciò che ci ha reso tali nel presente:
<<[...] Qual è il compito che ci affidano le nostre amate perdute?>>[...]
<<Portarle dentro di noi. E' quello il compito. Portiamo dentro di noi i nostri morti e gli amori infranti. Sono loro che ci rendono quello che siamo. Se cominciamo a dimenticare o a scacciare i nostri cari...allora anche noi scompariremo come loro>>
Insieme al tema della morte e del dolore, però, si insinua dolcemente anche quello dell'amore inteso in tutte le sue sfaccettature, passando dalla famiglia all'amico, all'amante, all'anima gemella.
La scrittrice ci dimostra come in questo campo siamo noi donne ad essere "più brave":
<<Jeanno, le donne sanno amare in modo molto più intelligente di noi uomini! Non lo fanno per il corpo. Anche se di sicuro il corpo può piacere, eccome.>> [...] <<Ma le donne ti amano per il carattere. Per la forza. L'intelligenza. O perché sei in grado di proteggere un bambino. Perché sei una brava persona, possiedi onore e dignità . Non ti amano in modo tanto stupido come gli uomini: perché hai dei bei polpacci, o perché stai così bene con l'abito elegante e le sue colleghe ti guardano invidiose quando ti presenta. Ci sono anche donne così, ma sono solo l'eccezione che conferma la regola>>
Nel suo romanzo così la scrittrice ci ha donato un mondo abitato dalla paura, retto da fragili sentimenti d'amore, il cui unico rimedio, per rinforzarli, è sepolto tra le pagine di libri che curino l'anima e riportino alla realtà !
Devo dire la verità , due sono stati i motivi per cui ho scelto di acquistare il libro al di là della trama piacevole: la copertina colorata, ariosa e ricca di silenzi parlanti e il nome Parigi che da sempre mi attrae in ogni suo aspetto. E confermo di non aver mai fatto una così ottima scelta, quasi inconsapevole, che davvero consiglio a tutti :)
Oltre a contenere parecchie ricette, è esso stesso una ricetta per l'anima, fidatevi ;)
La Blu
E' questo lo stato d'animo che il protagonista del romanzo, Una piccola libreria a Parigi, di Nina George porta con sé o meglio trascina dentro di sé.
Si chiama Jean Perdu ed è un cinquantenne privo di forze, di aspettative, di speranze, insomma un uomo "perduto" come dice il suo stesso cognome. E' un uomo che ha speso tutta la sua giovinezza nell'amore per una donna, Manon, donandole tutto sé stesso e ricevendo in cambio l'abbandono e una lettera mai aperta. Ha dissipato così gli anni più floridi della sua vita nella certezza di non potersi più riprendere, ma forse solo per paura che la ferita non si rimarginasse mai e che addirittura altre si aprissero.
<<La paura cambia il corpo come uno scultore incapace trasforma una pietra perfetta.>> [...] <<Solo che la paura scolpisce dall'interno e nessuno vede quanti frammenti e strati ti toglie. Diventi più sottile e instabile fino a quando la minima emozione ti fa crollare. Un abbraccio, e pensi di essere a pezzi, perso>>
Come può un uomo di quell'età sentirsi già sconfitto da una vita che in fondo non ha vissuto per trent'anni? Come può continuare a sopravvivere? Solo attraverso i libri. Ecco che Jean Perdu si improvvisa libraio, ristrutturando una chiatta <<con una pancia cascante, una cambusa, due cuccette, un bagno e ottomila libri.>> Ed è così che la sua esistenza è strettamente legata a un "piccolo mondo nel mondo" dove la sua vita diventa la vita di migliaia di personaggi nascosti tra i libri, dai quali trae avventure che ormai non riesce più a trovare nella realtà .
In fondo Perdu si nutre anche delle storie dei suoi clienti, interpretando il ruolo di medico di anime: questo deriva dall'idea che un libro possa essere davvero la cura a dei mali che la medicina non può curare (da qui la sua chiatta prenderà il nome di Farmacia letteraria).
E' una falsità [...] che i librai si occupino di libri. Si occupano delle persone.
<<Legga questo. Tre pagine, ogni mattina, a letto, prima di colazione. Deve essere la prima cosa che fa entrare dentro di sé. Fra un paio di settimane non si sentirà più così ferito>>
Grazie a questo suo ruolo la lettura assume un aspetto fondamentale nella lettura del romanzo, dove ogni problema umano e interiore può trovare sfogo e sollievo tra le pagine di un libro. E allora come può un uomo capace di vedere così in profondità gli altri, a tal punto di "curarli", a non trovare un rimedio per sé stesso?
Evidentemente non riesce a guardare dentro di sé o forse lo fa nel modo sbagliato.
Poi la svolta: come sempre si tratta di una donna, che lo convince a leggere finalmente quella lettera tralasciata per anni. Ed è così che si accorge di aver sbagliato tutto, di aver sottovalutato le particolarità della vita etichettando tutto come già visto. Ed è aprendo gli occhi che prende l'incauta decisione di abbandonare tutto e tutti, per affrontare un'avventura.
Recide i legami con la terraferma e parte sulla sua chiatta solcando le Senna alla ricerca della sua donna, Manon, nonostante sia venuto a conoscenza della sua morte. E dunque di che ricerca si tratta? Una ricerca di perdono per sé stesso.
Nel viaggio porterà con sé uno scrittore in erba, il giovane Max Jordan, che a causa della fama ottenuta cerca rifugio lontano da occhi indiscreti. Ed è in poco tempo che entra nel cuore di Jean, il quale lo tratterà in fondo come un figlio, fino a quando riuscirà a trovare la sua strada scoprendo la sua reale attitudine. E nella traghettata tanti saranno gli incontri che porteranno il libraio a ritrovare antiche passioni, come il tango argentino, che da un lato riportano alla mente dolorosi pensieri, ma dall'altro gli permettono di sentirsi vivo di nuovo.
Il suo viaggio è sin dall'inizio un viaggio interiore, un viaggio dell'anima che ha bisogno di riscoprire se stessa e rinascere: dopo essersi inabissato in un oblio senza soluzione la sua vita riprende proprio in un cimitero, apparentemente in modo contraddittorio, ma è proprio quando Jean si confronta con la morte che può finalmente liberarsi del peso della sua coscienza sporca:
[...] bisogna veder i morti, cremarli e dopo avere deposto le loro ceneri cominciare a raccontare la loro storia. <<Se non parli dei morti, loro non ti lasceranno in pace.>>
E allo stesso tempo ciò non significa che bisogna dimenticare il passato e con esso chi ci ha donato amore incondizionato, perché è soprattutto ciò che è stato a costituire ciò che ci ha reso tali nel presente:
<<[...] Qual è il compito che ci affidano le nostre amate perdute?>>[...]
<<Portarle dentro di noi. E' quello il compito. Portiamo dentro di noi i nostri morti e gli amori infranti. Sono loro che ci rendono quello che siamo. Se cominciamo a dimenticare o a scacciare i nostri cari...allora anche noi scompariremo come loro>>
Insieme al tema della morte e del dolore, però, si insinua dolcemente anche quello dell'amore inteso in tutte le sue sfaccettature, passando dalla famiglia all'amico, all'amante, all'anima gemella.
La scrittrice ci dimostra come in questo campo siamo noi donne ad essere "più brave":
<<Jeanno, le donne sanno amare in modo molto più intelligente di noi uomini! Non lo fanno per il corpo. Anche se di sicuro il corpo può piacere, eccome.>> [...] <<Ma le donne ti amano per il carattere. Per la forza. L'intelligenza. O perché sei in grado di proteggere un bambino. Perché sei una brava persona, possiedi onore e dignità . Non ti amano in modo tanto stupido come gli uomini: perché hai dei bei polpacci, o perché stai così bene con l'abito elegante e le sue colleghe ti guardano invidiose quando ti presenta. Ci sono anche donne così, ma sono solo l'eccezione che conferma la regola>>
Nel suo romanzo così la scrittrice ci ha donato un mondo abitato dalla paura, retto da fragili sentimenti d'amore, il cui unico rimedio, per rinforzarli, è sepolto tra le pagine di libri che curino l'anima e riportino alla realtà !
Devo dire la verità , due sono stati i motivi per cui ho scelto di acquistare il libro al di là della trama piacevole: la copertina colorata, ariosa e ricca di silenzi parlanti e il nome Parigi che da sempre mi attrae in ogni suo aspetto. E confermo di non aver mai fatto una così ottima scelta, quasi inconsapevole, che davvero consiglio a tutti :)
Oltre a contenere parecchie ricette, è esso stesso una ricetta per l'anima, fidatevi ;)
La Blu