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La babilonese di Antonella Cilento (Bimpiani editore) - recensione

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Esistono storie che attraversano i secoli e anime che tornano per vendicare antichi torti subiti. Come Libbali, sposa del re Assurbanipal e vittima dello stesso presso Ninive. Per lui lei era solo una delle tante donne, adatta solo a procreare. 
Il peccato di lei? Aver amato un altro uomo, un mago ebreo fatto prigioniero da suo marito, Avhiram. 
La pena? La morte, per lui, per lei e per le sue figlie. Eppure Libbali riesce a fuggire portando con sé la figlia dell'amante, attraversando luoghi e tempi diversi per ricongiungersi con l'amato e vendicarsi della morte. Dall'Oriente all'Occidente, da Londra a Napoli riuscirà la sua anima a trovare pace?
 
Ecco La babilonese di Antonella Cilento, edito da Bompiani.
 
Prezzo cartaceo 20€/ Prezzo eBook 8,49€ per un totale di circa 360 pagine.  
  
Un amore oltre il tempo
 
E poi sogna Avhiram, i suoi occhi. [...] Al mattino lo cerca nel giardino, lo cerca nelle sale. E ha dolore a non vederlo.
 
Libbali e Avhiram non si sono cercati all'inizio, ma il destino li ha messi l'uno sulla strada dell'altro. Si sono riconosciuti come anime affini, si sono amati e sono stati separati dalla morte e dalla violenza.
Libbali ha fatto un giuramento: tornare, in qualche modo, attraverso i secoli per riprendere in mano la vita sottrattale. 
 
"Allora, serve un'altra storia. Io e voi ci conosciamo da millenni. Io ero una regina a Ninive e voi un mago ebreo. Mio marito il re si è accorto che eravamo amanti e vi ha fatto uccidere. Ha fatto uccidere anche le mie figlie. Io sono scappata con vostra figlia, siamo scampate all'eccidio. E abbiamo vissuto anno dopo anno, secolo dopo secolo, in attesa di reincontrarvi. E per vendicarci degli assassini, del re, del medico che aveva
avvelentao le mie figlie. Vi ho ritrovato tante volte e tante volte vi ho perso."
 
E così torna, comparendo e scomparendo di fronte all'incredulità di chi si imbatte in questa strana donna. Dal VII secolo avanti Cristo al Seicento, dall'Ottocento agli anni Duemila.
 
 
Libbali 
 
La donna è lì [...] Se ne sta con entrambi i piedi immersi come ci starebbe un grosso uccello, un ibis o un airone cinerino, un enorme, luttuoso predatore alato che l'abbia seguito fin qui dall'Anatolia, da Cipro o dall'Egitto. L'abito di velluto blu, le braccia scure conserte in grembo, le mani chiuse in guanti neri e un cappello nero, alza gli occhi d'onice su di lui. Dietro di lei la bambina bionda appare scompare, come se giocasse a nascondino.
 
È sempre la stessa donna con al fianco una bambina che tiene una lucerna in mano, una presenza, quasi un fantasma, che perseguita alcuni uomini in particolare.
Nel 1848 a Londra l'archeologo Henry Layard, ad esempio, tormentato da questa visione che contina a tornare o il pittore Aniello Falcone che incontra una strana maga di nome Albalì nel 1655 a Napoli. E ancora Filomena Argento nel 1881 che incontra una negromante e sua figlia, il suo nome è Madame Ballu.
Cosa vuole da tutti loro? Cosa cerca? Sempre la stessa cosa, da secoli: l'amore e forse anche la vendetta. Ma porta con sè il desiderio di riscattare se stessa, la sua gente e la loro storia perché non venga dimenticata.
 
"Perché nessuno pensava alla mia gente da millenni. Ci hanno maledetti e il mondo conserva di noi solo ingiurie. A nessuno importa più la nostra storia. Ma le anime si inseguono per cicli così lunghi che tu nemmeno immagini. [...] Sono morta giovane, rinasco giovane. Ogni volta."
 
Napoli 
 
Napoli torna più volte nel romanzo, anche in epoche diverse. La scelta di questa città è stata certamente determinata dalla provenienza dell'autrice, ma racchiude anche secondo noi il messaggio di universalità che Libbali dà nel suo attraversare il mondo e i secoli, acquisendo di volta in volta i costumi dei luoghi. Un po' come Napoli, terra multietnica per la sua storia e terra d'amore e di calore umano.  

A Napoli essere greci, francesi, inglesei, spagnoli, tedeschi, ebrei o turchi non ha mai fatto differenza, perché alla fine tutti diventano napoletani.
 
Lo stile 
 
Antonella Cilento ci trascina attraverso i secoli, nella Storia e tra le vie di città che non sono più come in passato. Ogni capitolo si focalizza su secoli diversi ed è narrato da diversi personaggi, il che lo rende non immediato né molto scorrevole. Si tratta di una narrazione che richiede attenzione e che a volte, almeno per noi, non è stata di immediata comprensione.
Tanti personaggi, tanti nomi da ricordare, eppure altrettanta cura si ritrova nella descrizione dei luoghi: dalle parole della Cilento viene fuori un'immagine chiara, viva e autentica della città di Napoli, ad esempio, permettendo al lettore di respirarne la sua aria e sentirsi a Napoli.
 
Eppure, nonostante la cura del dettaglio, non siamo riuscite ad apprezzare la storia nella sua totalità: l'idea di partenza ci aveva incuriosite parecchio (insomma c'è l'antica Ninive, un archeologo, una donna che cerca un riscatto viaggiando nel tempo, la bella Napoli e tutto il resto), ma avevamo aspettative diverse e, forse, lo stile non ci ha aiutate molto. Nel complesso, però, è stata una buona lettura.
 
Non ci resta che ringraziare la casa editrice per averci fatto dono di una copia del romanzo per poterlo leggere e dire la nostra in merito.

Buone letture! 

 
 
 
 

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