Quanti di voi hanno mai rivolto gli occhi verso il cielo nell'istante immediatamente precedente la sera per osservare le stelle?

Ebbene questa era diventata ormai una consuetudine per Rose, anziana donna, che ormai ricercava con lo sguardo la prima stella della sera come fosse una fonte di ricordi. Soltanto in quei precisi momenti lei ricordava veramente il suo passato, cancellato altrimenti dal fastidioso Alzheimer, ed è proprio in uno di questi che rivela alla nipote Hope la sua vera storia: era di origini ebraiche ed abitava a Parigi. Fu però costretta a scappare, sotto falso nome, per sfuggire all'Olocausto, abbandonando dietro di sé l'intera famiglia.
Adesso Rose vive di rimpianti e prima di morire vorrebbe poter rimediare al senso di tradimento e di vuoto che aveva perseguitato quei lunghi anni. In un raro momento di lucidità consegna a Hope una lista di nomi di familiari che la nipote andrà a cercare tra le vie di Francia, tra sinagoghe e moschee, per dare voce a promesse e speranze di un tempo.

Nonostante la figura della nonna sia certamente il motore e il movente dell'azione, di fatto è la nipote Hope a costituire il personaggio protagonista. La scrittrice ci propone una tipica donna moderna, che vive in una condizione instabile, continuamente pervasa da problemi lavorativi e familiari (il divorzio con il marito, i litigi con la figlia adolescente che vive la sua fase critica, la recente morte della madre che le ha lasciato una pasticceria da mandare avanti da sola e la malattia della nonna). Il suo è un nome parlante perché rappresenta l'unica "speranza" ( in inglese hope) della nonna nella ricerca dei suoi familiari.

Certamente però non è da trascurare la nonna. Ella in realtà all'inizio del romanzo non è altro che una persona dei nostri giorni, che getta le spalle al passato per dimenticarne tutte le sofferenze e le violenze e guarda ad una nuova vita che possa darle gioia. Alla fine, però, si rende conto che la sua vita è diventata superficiale e vuota ed è per questa ragione che cerca un rimedio. La sua figura tra l'altro diviene l'emblema della uguaglianza di tutta umanità, poiché attraverso le ricette di famiglia si sottolinea la molteplice provenienza della donna, che in un passo   <<Si, sono ebrea>>, dichiara, <<ma sono anche cattolica>> [...] <<E anche musulmana>> [...] <<Non è la stessa cosa? E' l'umanità a creare le differenze. Ma questo non significa che non sia sempre lo stesso Dio.>>


L'idea delle ricette, in effetti, mi è piaciuta molto soprattutto per il fatto che hanno a che fare con un mondo culinario diverso da quello a cui sono stata abituata e ha catturato particolarmente la mia attenzione.
Per chi fosse interessato a scoprire dei nuovi gusti ecco a voi il link da cui potrete scaricare un pdf con tutte le ricette ispirate al romanzo: http://d.repubblica.it/argomenti/2012/08/28/news/ricette_ebook-1219120/

Una curiosità che ho ritrovato sul web  (http://www.hounlibrointesta.it/2012/11/30/copertina-finche-le-stelle-saranno-in-cielo/ ) riguarda la ragazza in copertina: l'immagine della "modella" è stata trovata e acquistata sulle banche dati immagine di un fotografo e utilizzata, appunto, come copertina.
Solo dopo due mesi dalla pubblicazione la casa editrice Garzanti e la scrittrice sono stati contattati dalla ragazza in questione, che era veramente incredula di essere stata scelta per dare un volto a quel romanzo.




Insomma è un libro che mi è piaciuto molto e che, nonostante metta in luce delle realtà dolorose e tristi della nostra storia, il tutto è visto con i toni dolci e velati di vicende familiari critiche moderne.

<<Anche nei tempi più bui si nascondono luci inattese>>