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Latinoaustraliana - recensione

16:02

Ciascuno di noi nella vita va alla ricerca del proprio posto nel mondo, c'è chi lo trova nel luogo in cui è nato e vissuto e chi ha bisogno di andare via per trovarlo.
Il punto è che in qualsiasi modo avvenga questa scelta, la strada è lunga e tortuosa. Questo ci racconta Marco Zangari nel suo romanzo Latinoaustraliana edito da Nativi Digitali Edizioni.




La storia è quella di Mattia Pascà, un ragazzo d'origine siciliana che sulla soglia dei trent'anni decide di lasciare l'Italia per trovare fortuna in Australia. Prova di tutto, dai lavori più umili a quelli apparentemente più complessi, cercando di non scoraggiarsi mai. Certamente la nuova terra in cui è approdato offre molte più possibilità della sua terra natia ma non senza ostacoli e delusioni. Ecco perché Mattia avrà bisogno di avere accanto a sé tanti amici e una donna, Skye, per riuscire a non mollare mai e a godersi la vita nonostante tutto.

"Ѐ solo un senso diverso delle regole" diceva Fabio. "Qui le rispettano"
Gli Italiani guardavano agli australiani come se fossero dei poveri ingenui. Noi, come sempre, eravamo i più furbi di tutti. Proprio per questo le cose andavano a gonfie vele, giù dalle nostre parti.

Il tema del viaggio verso nuove possibilità è certamente il tema fondamentale del romanzo e evidenzia tutti i tratti salienti di una situazione più che reale: noi italiani siamo ormai da tempo generazioni senza futuro, soprattutto lavorativo. Ma una volta fuori dai nostri confini vediamo un mondo diverso, un mondo in cui le regole si rispettano così come le persone.
Forse noi italiani saremo anche calorosi e socievoli, ma al di là dei valori in fin dei conti a molti interessa poi, sempre e soltanto, il proprio rendiconto.

Un'altra tematica molto forte, e collegata alla precedente, è la condizione di vita in un luogo completamente nuovo e in cui non si conosce assolutamente nessuno. Un luogo che offre tante opportunità ma da cogliere con tanta fatica.

Erano mesi che non ne sapevo assolutamente niente, e in qualche modo mi ero fatto la strana idea che le cose si stessero aggiustando, da quelle parti. Forse ero entrato anch'io nell'Utopia dell’Emigrante. Mi ero sentito ripetere troppe volte da troppe persone come fosse bello il Paese dal quale venivo, tutto pasta, musica, arte, moda, calcio, spiagge e Ferrari.
Forse mi ero semplicemente dimenticato di com'era l’Italia davvero e me ne stavo creando una tutta mia. Più le cose andavano storte da una parte, più l’altra ne guadagnava.


L'immagine che Mattia dà dell'Australia è quella di un viaggiatore incantato, soprattutto quando davanti ai suoi occhi si distendono le vaste aree fatte di natura e silenzio dove è facile ritrovare se stessi e la pace.

L’acqua era calda, accogliente. Ti faceva persino dimenticare che eri praticamente in mare aperto. La prima sensazione fu un blu totale, completo, perfetto. Con Skye al fianco, cominciai a nuotare.
Il corallo apparve rompendo la monotonia di un colore con mille tonalità che risaltano e abbagliano e che ti fanno pensare di trovarti in un documentario, tanto sono perfette. Compone una massa enorme, compatta, infinita. Sotto di noi c’era uno strapiombo di diversi metri, ma tra il corallo e la superficie si andava dai tre metri a meno di uno.


Poi c'è anche l'altra faccia di questo continente, quella dell'incessante lavoro e degli affari, ma anche in questo caso i suoi abitanti non si lasciano scalfire dalla routine.

La gente correva, uomini in giacca e cravatta, donne in tailleur, ed io mi godevo il dolce far nulla. Le
facce degli australiani in fondo ti dicevano questo: prenditela comoda. Anche quando facevano lavori stressanti, non avevano mai quel volto duro, arrabbiato, incupito. Le facce delle donne erano fresche, rilassate. Non c’era dramma nei loro occhi. Avevi la sensazione di poter rivolgere la parola ad ognuna di loro, e nessuno ti avrebbe rifiutato una risposta. Le donne australiane erano ragazze cresciute.

Mi ritrovai con altri pendolari giacca e cravatta a camminare su un prato. Intorno era aperta campagna, pochissime macchine, luce abbastanza bassa da poter vedere le stelle. L’aria sapeva di pulito. Camminai sull'erba soffice e pensai all'Australia della mia infanzia. L’Australia di quando era ancora Italia e andavo in campagna con mio nonno e mio padre.
Di quando tutto era possibile.
Inspirai profondamente. Mi mancava, quell'aria.


In ultimo vorremo fare un accenno al nome del protagonista: Mattia Pascà fa molto pensare al Mattia Pascal di Pirandello, un uomo che abbandona la sua identità più volte fino al punto di non capire chi sia davvero. E alla fine cerca sempre di indossare un'identità che gli possa dare una meta nella vita. A noi sembra che anche il Mattia di Latinoaustraliana possa rispondere a questa medesima caratteristica.
La cosa ironica era che questi nuovi emigranti d'Italia l'amavano davvero, la loro terra, e amavano le loro famiglie.

Ringraziamo Nativi Digitali Edizioni per averci consentito di leggere e recensire questo bel romanzo, che ci ha permesso anche di aprire gli occhi su una realtà più che critica dei nostri tempi.

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6 commenti

  1. Mi avete incuriosita, sembra davvero una bella lettura e poi...un po mi ci ritrovo, anch io mi sento sempre alla ricerca del mio posto nel mondo!

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  2. Credo che tutti noi sogniamo un posto nel mondo sicuramente sarà un’ottima lettura

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  3. stavo proprio cercando un buon libro da leggere, grazie

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  4. Dev'essere coinvolgente questo libro, approfitto dei vostri suggerimenti <3 lo prenderò appena finisco la mia ultima lettura.

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  5. Grazie, grazie come sempre per suggerire queste interessanti letture, appena avrò un pochino di tempo lo scaricherò.....

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  6. Il libro è davvero interessante! Mi incuriosisce molto :D

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