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E l'eco rispose

12:35

Eccomi nuovamente qui per proporvi il nuovo romanzo di Khaled Hosseini, come promesso.

Ebbene sì, l’ho già finito xD

Anche questa volta l’autore non ha smentito la propria fama dando voce alle questioni più drammatiche e toccanti della vita umana. Questa volta però, pur concentrandosi sempre su una realtà afgana, è riuscito a descrivere realtà umane mondiali, dall’abbandono e la costrizione di un padre a farlo all’allontanamento dal proprio paese con la successiva perdita delle proprie radici; dall’amore sincero e puro di due fratelli , le cui vite sono divise forzatamente, all’amore imposto o violento che non porta mai alla felicità.









Ecco delle parti significative:

“Ma di fatto è infastidito dalla loro mancanza d’interesse, dalla spensierata ignoranza dell’arbitraria lotteria genetica che ha garantito loro una vita privilegiata.”


“<<È là che sono nata.>>
<<Ah bon?>> Guarda fuori. <<Sei fortunata.>>
<<Perché ?>> <<A sapere da dove vieni.>>
<<Non credo di averci mai fatto caso.>>
<<Bah, certo che no. Ma è importante saperlo. Conoscere le proprie radici. Sapere dove hai cominciato a formarti come persona. Altrimenti la vita finisce per sembrarti irreale. Come un puzzle. Vous comprenez? Come se ti mancasse l’inizio di una storia e ora che ti ritrovi a metà cerchi di capire.>>”


Per quanto riguarda il titolo, come afferma lo stesso autore, è frutto dell’ispirazione avuta dalla poesia di Blake, “Il canto della nutrice”:


Quando le voci dei bambini si sentono sui prati
E si ode ridere sulla collina,
Il mio cuore è in pace entro il mio petto
E ogni cosa è serena.

«Allora tornate a casa, bimbi miei, il sole si è coricato
E le rugiade della notte si formano;
Venite, venite, lasciate i vostri giochi, andiamo via
Sinché non torni il mattino nei cieli».

«No, no, ci lasci giocare, poiché è ancora giorno
E non possiamo andare a dormire;
E ancora nel cielo volano gli uccellini
E le colline son tutte coperte di pecore».

«Beh, allora andate a giocare finché la luce non si spegne
E poi andate a casa a dormire».
I bimbi saltarono e gridarono e risero
E tutte le colline fecero eco.




Ferite, tradimenti, amori e sacrifici insomma sono il nucleo centrale del romanzo che non segue un filo cronologico, bensì guarda avanti e indietro nel tempo a cause e conseguenze di azioni ed emozioni umane.
Non vi è un solo protagonista, ma molti che se in un capitolo sono narratori di vicende, in un altro diventano semplicemente attori muti. E da qui forse l’idea dell’Hosseini di voler guardare la vita non dallo sguardo di uno solo ma dalle diverse voci che si alternano per descrivere un mondo vario dove giusto e sbagliato non hanno una linea di demarcazione netta.








Ma come sempre nei romanzi di Hosseini ciò che mi ha più colpito è il finale emozionante:
nel caso di “Mille splendidi soli” nell’ultima pagina Laila e il marito cercano dei nomi maschili per il nascituro, dal momento che se fosse nata femmina si sarebbe chiamata sicuramente Mariam, come l’amica che si era sacrificata per dare a Laila e Tariq la possibilità di vivere felicemente come una vera famiglia.
In questo romanzo invece sono due i momenti significativi:


1.       Quando Pari consegna alla zia una scatola che suo padre aveva conservato per lei dopo tanti anni trascorsi dalla loro separazione. La scatola conteneva la raccolta di piume amata dalla zia da piccola.
2.       Quando Pari “concede” alla zia un bel sogno, quello che aveva sempre “donato” a suo padre: i due fratelli, distesi su un prato nella pace più assoluta, si appisolano l’uno accanto all’altra, senza parlare perché semplicemente soddisfatti del calore della reciproca vicinanza, dopo essere stati separati per una vita intera.


Spero che qualcuno di voi si sia lasciato catturare dalla bellezza del romanzo e voglia condividere con me il segno impresso nel proprio cuore =)


La Blu

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